POESIE
Non siamo ventenni – Il vecchio e il bambino – Nosce te ipsum – Il bandolo del vero
Gaspare Cacioppo – É nato a Sambuca nel 1924, ha insegnato per 37 anni nella locale Scuola Media come docente di lettere.
Oggi, in quiescenza, trova godimento nell’ascolto della musica classica.
Ha scritto, con raffinata sensibilità e con profonda visione della vita, numerose poesie che non ha pubblicato per modestia e riservatezza, preferendo vivere nell’ombra.
.
.
.
.
.
.
Non siamo ventenni…
Non siamo ventenni,
siamo molto più avanti
Sono passatii tanti anni
E non sono volati.
Hanno lasciato
le loro tracce
nelle nostre carni
e, come dice Boezio,
“tremola sul corpo esausto
flaccida la pelle.”
Dentro di noi,
però, c’è qualcosa
che Promèteo
creò
col fuoco rapito dall’Olimpo,
Qualcosa
che anima
la nostra vita,
che brucia d’amore
che soffre,
che pensa,
che prega perchè
“governati da quell’amor”
che governa il cielo”,
possiamo, alla fine dei nostri giorni,
essere accolti
nello splendore della corte celeste.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Il vecchio sei tu,
nonno,
il bambino sono io,
Francesco.
Ci separano molti anni,
è vero, ma sento
llo stesso mondo
e, come dici tu in una tua poesia,
ringrazio il Padre Eterno
per avere ammesso
anche me
alla festa della vita.
…….
So quello che pensi
e sono d’accordo con te.
Ti vorrei accompagnare
per le vie infinite
dell’esistenza
del bene,
del bello,
del vero,
cosa che ti porta
sull’esempio di San Francesco,
a lodare il Signore
e tutte le sue creature
e a darci la misura di noi stessi,
a prendere coscienza
del nostro niente,
e alla scoperta
della Caritas
che, come dice San Paolo,
della triade Fede, Speranza, Carità
è la più grande.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Conosci te stesso.
Guarda dentro di te.
C’è una luce piccola piccola,
se l’accendi
ti illumina
di una luce infinita.
Dentro di te
c’è il passato, il presente, ma
non il volto del futuro.
C’è la tua vita
vista dagli altri,
vista da te
quando eri un altro.
C’è
l’odio, sol parole violente,
c’è la caritas
che vince
il cerchio che l’include.
’è la poesia
letta, spiegata
e c’è la poesia
che
timidamente
vuole venire alla luce.
Così
solo per consolazione
della “senectus”,
infatti
“bene vixit, qui bene latuit”
come scrisse Cartesio,
che dovette ricordarsi
a suo modo,
di Epicureo
di cui
in un frammento si legge
“vivi nell’ombra”.
Non dimentichiamo,
però di esplorare
questo guazzabuglio
del cuore umano!
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Piangevo,
bambino
e ridevo
senza perché;
ora che sono nonno
vedo che non c’è niente
di più dolce
del pianto e del sorriso
di un bambino.
Intorno ai venti anni
ho imparato da Spinoza
“a non piangere e a non ridere
delle azioni umane
ma a comprenderle”.
Mi sembrava
che la mia vita
dovesse illuminarsi
per sempre
alla luce della ragione.
Dopo ho letto
di letteratura, di filosofia, di storia,
a poesia dalla non poesia
e cercando il bandolo dei Vero.
Ora
che di anni
ne sono passati tanti,
vedo che il pianto
permette di arrivare alle radici
del nostro io
mentre il riso
ci libera
dall’isolamento
e ci fa puntare sul bianco.
In quanto
al bandolo del Vero
non l’ho trovato
ma forse
la ricerca
è data all’uomo
come lo “slancio vitale”.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.