POESIE
Giovinezza mia – Sognare – Se fossi un pittore – Scende la sera – Sambuca un sogno – Profumi e ricordi della mia infanzia – Fantasia del poeta
Pietro Taormina nato a Sciacca ma sambuche di adozione, venuto a Sambuca nel 1955 come impiegato postale, sposatosi con una ragazza del luogo, Maria Stella Nuccio, ha due figli e tre nipoti. Completati gli studi scolastici a Sciacca, ha studiato canto lirico da privatista con il Prof. Trombone del Conservatorio Musicale Vincenzo Bellini di Palermo.
Lasciato il canto si è dedicato alla carriera postale dove ha vinto il concorso, quale direttore dell’Ufficio Postale di Sant’Anna, di Caaltabellotta e successivamente a quello di grado superiore di Sambuca di Sicilia, dove ha conclusi la sua brillante carriera con oltre quant’anni di servizio.
Attualmente canta nel coro polifonico “Gesù e Maria” di Sambuca di Sicilia e scrive poesie., ricevendo premi e riconoscimenti in diversi concorsi letterari.
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O dolce e vibrante giovinezza mia,
ti porterò per sempre
nell’anima mia.
Ricordo le serate d’estate con gli amici
quel cielo stellato,
un manto d’orato.
Guardo la luna piena, la notte,
la stessa luna che guardavo da bambino,
m’incantavo quelle sere,
sognavo anche le stelle
cancellando ogni pensiero
dalla mia mente.
Spunta l’alba, i grilli e gli uccelli
cominciano a cantare,
sei sente nell’aria un profumo di viole
ed il sole splendente in cielo
porta gioia e amore.
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Se fossi una stella
illuminerei di luce la terra,
dipingerei il cielo di mille colori,
darei pace e dolcezza
lascerei odio e tristezza.
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Entrerei nelle case
come una piuma
accarezzata dal vento,
muovendomi dolcemente,
farei recitare poesie d’amore
e ascoltare musica
che penetra nel cuore.
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Se fossi un pittore
dipingerei cieli azzurri,
uccelli che volano liberi nell’aria,
giardini pieni di fiori,
tutti i colori dell’arcobaleno
e bimbi che giocano sereni.
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Nella notte sento un suono
di una chitarra che vibra nell’aria,
che scende nell’animo,
come un incanto,
quella fantastica melodia
ammalia il mio cuore,
mentre all’orizzonte spunta
il primo chiarore.
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L’alba coglie la brezza del mattino
che m’infonde pace, gioia e amore.
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Fredda e gelida
scende la sera
sulle strade del mio paese.
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Le prime luci
si accendono nelle case
a ricordare la giornata passata,
ritorna lentamente a casa,
a dorso del suo mulo il contadino
dopo un giorno di lavorare
nella terra aspra e dura.
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Sul selciato scende una pioggerella
che brilla sotto i raggi delle luci,
la gente frettolosa
va verso le proprie case
per affrontare il nuovo giorno
che domani nascerà.
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Su una collina
verde e profumata
piena di ulivi e vigneti
sorge Sambuca.
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Paese pieno di memorie,
di talento bello e incantato
dove tutto è colorato,
gioioso,
pieno di storia e di gloria.
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Maestoso è il corso principale,
bella la piazzetta centrale;
chiese, palazzi, balconi
e i vicoli saraceni.
sono da visitare.
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Chiudi gli occhi
e ti sembra di sognare,
nelle calde serate d’estate
in Adragna puoi andare,
il pieno di aria fresca
puoi fare.
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Sambuca,
sei brillante e vivace,
a tutti piaci.
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Splendido paese da guardare
portandoti nel cuore
a tutti fai tornare.
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PROFUMI E RICORDI DELLA MIA INFANZIA
Oggi è Natale,
i ricordi sono come farfalle
che volano lontano.
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Chiudo gli occhi e penso.
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Rivivo quel mare di ricordi;
prego il tempo che fermi la sua corsa
ma è inutile,
perché continua a fuggire.
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Saranno solo splendidi pensieri
che rimarranno incisi per sempre
nel mio cuore.
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Come vorrei ritornare ragazzo,
giocare e rotolarmi nei prati verdi,
con il profumo dei fiori di campo
e ascoltare il canto delle cicale.
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Sentire l’odore del pane appena sfornato
nel mio quartiere
e svegliarmi all’alba
con il canto del gallo.
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Ricordo ‘lu zu Calicchiu”,
inteso “Secchia” (vecchio capraio, claudicante),
con il misurino in mano
seguito dalla sua fedele,
e amatissima capra.
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Mungeva il latte di buon mattino,
davanti alle porte dei suoi clienti,
che l’aspettavano con le lattiere in mano.
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Scendevo da casa, lungo una scalinata
che portava al centro del paese
dove si vedeva il mare.
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I vicini di casa,
seduti a cerchio
dentro il cortile,
chiacchieravano gesticolando.
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Un ciabattino,
all’ombra d’una pergola,
con i grappoli d’uva
che penzolavano sopra il banco,
riparava i vecchi scarponi.
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Un cane,
sdraiato vicino ad una gabbia di galline
sbadigliava annoiato.
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Le case del mio quartiere,
dove sono nato,
sono vecchie,
molte sono abbandonate
e solo poche restaurate.
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Tutto questo non esiste più.
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Un tempo la gente viveva felice e serena,
piena dei valori della vita.
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Scrivo queste parole
per il bisogno di comunicare,
per far cadere
buona pioggia nel cuore
di chi ama le stesse mie cose,
affinché germogli un sorriso
e una speranza.
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Dentro una nottata
serena e piena di stelle
sognavo i tuoi occhi belli
che luccicavano come fiammelle.
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Vedo la tua immagine,
ma non riesco a trovare la sua origine,
si tratta di fantasia
che nasce nel mio cuore
e che mi fa sognare
con tanto amore.
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Penso l’amoroso senso
che unisce i cuori ai sogni della vita,
un desiderio intenso,
arcana forza
che a scrivere mi invita.
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O donna,
ti vedo in mezzo al verde,
in una valle fiorita
dentro di te.
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Una luce si accende,
ti illumina
di gioia infinita.
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I sogni sono rose e gelsomini,
canti di uccelli e tramonti d’oro
come la soave musica di un coro.
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