POESIE
Questa mia vita – Il baratro dei ricordi – Questo vento – Nel cielo stellato – Quando ti guardo – Le azzurre trasparenze – Non dirmi – Non sempre – I nostri ricordi – Adesso – Un istante felice
Bruno Aurisicchio è professore ordinario di ruolo nel Liceo Scientifico di Stato “Sante Simone” di Conversano (Bari), per la Cattedra di Storia e Filosofia. Giunto al magistero educativo giovanissimo si è laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Bari. Ha conseguito il diploma di Scuola Magistrale ortofrenica presso l’Istituto di Psicologia di Bari; il diploma della Scuola Superiore di teologia e Filosofia presso il Di Cagno Abbrescia; il diploma di Paleografiaa, Diplomatica, Archivistica, presso l’Istituto di Storia Patria di Bari.
Ha conseguito numerose abilitazioni all’insegnamento tra le quali: Filosofia, Storia, Psicologia, Scienze dell’Educazione, Materie letterarie. HA frequentato un Corso di perfezionamento post-laurea in Sociologia e Psicologia con notevole profitto.
Ha collaborato, per diversi anni, prima con la Cattedra di Pedagogia Sperimentale, poi con la Cattedra di Storia della Pedagogia presso l’Università di Bari. É stato Presidente della Sezione di Bari dell’Opera Nazionale Montessori, membro della Giunta esecutiva; membro dell’Osservatorio delle Politiche Scolastiche Educative. Ha organizzato un Convegno Nazionale Montessori a Bari, dal titolo “Il Bambino nella complessa”. Prospettive Montessoriane.
Ha frequentato il Cenacolo letterario della Vallisa ove si è stretto da amicizia con Daniele Giancane, Francesco Bellino, Rino Bizzarro e altri poeti dello stesso Circolo.
La sua produzione letteraria inizia con Recensioni, Progetti di sperimentazioni, Saggi pubblicitari da note riviste specialistiche, tra le quali Scienze, oggi. Il suo primo libro, pubblicato dalla casa editrice Ladisa di Bari, si intitola “Una Scuola per l’uomo”; seguono “Soltanto Amore”, a cura della casa editrice La Vallisa. Ben presto, del citato libro, compare una recensione sulla Gazzetta del Mezzogiorno di Raffaele Iorio. Seguono, sempre per la Vallisa, “La Cinciallegra”, “La Collina dei mandorli in fiore”; a cura dell’Arci-Uisp e con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Sannicandro di bari, “La rosa, il giardino fatato e l’erba giovane” insieme a Daniele Giancane ed a Porzia Magistrale; a cura delle edizioni dell’Opera Nazionale Montessori, insieme ai membri dell’Osservatorio, pubblica “La Scuola italiana tra obiettivi e standard”.
PREFAZIONE
Avrei voluto, la più recente raccolta di poesie di Bruno Aurisicchio, si collega per i temi trattati e per i caratteri stilistici alle precedenti e viene a far parte di un ideale Canzoniere semprein evoluzione e mai pienamente realizzato. Nell’opera, le inquiete domande esistenziali, la tensione e l’intensa adesione ai fenomeni del mondo della natura, la riscoperta ingenua e disarmante della bellezza delle “piccole-grandi cose” che ricordano “l’uomo distratto del nostro tempo”, costituiscono la cornice di un quadro che rappresenta una movimentata e inquieta storia d’amore, vissuta nei ricordi sconvolgenti dei momenti felici che solo raramente ritornano, quasi per miracolo, a vivificare il tempo presente.
La raccolta si distingue dalla altre per essere segnata dalla consapevolezza disincantata che la vita felice di un tempo non potrà più ritornare (quella vita/non tornerà) e che si può richiamarla adesso soltanto con l’andare indietro/nel tempo. Si può soltanto sognare , al presente, con i ricordi/quelli/che/mordono/dentro, generati da tutti quei suoni portati dalla voce del vento tra gli alberi. É in questo attimo che uno strano brivido ci pervade e si avvertono, così scivolare/i pensieri/nel baratro/dei ricordi.
Nello stormire delle foglie/al vento (che suscita il rimpianto struggente di momenti di rapimento amoroso), ci sembra, poi, di ascoltare forse l’eco dei mirabili versi della lirica L’infinito del Leopardi […] e come il vento odo stormir tra queste piante […] e mi sovviene l’eterno/e le morte stagioni, e la presente/ e viva, e il suon di lei […], i versi si riferiscono al tema del ricordo… alla rara percezione dell’immensità del tempo e del suo trascorrere, sensazione evocata proprio dalla voce del vento.
Il vento, fenomeno naturale, capace di richiamare il passato e di alimentare emozioni, ancora una volta raggiunge Aurisicchio, ma si tratta di un vento ostinato/ che lo porta lontano/ nel tempo/ evocatore di remote dolci visioni e momenti d’amore: Rivedo/ i tuoi occhi/ di bimba/ lo sguardo/ incantato/ dell’età/ più bella.
Tema fondamentale sotteso a tutta l’opera è dunque il ricordo, di solito testimone implacabile di una storia d’amore iniziatasi in tempi ormai lontani, ricordo che può essere avvertito in modi diversi, e determinato sia da circostanze occasionali (così come appare nel sogno incantato suscitato da un vento/ ostinato) sia da situazioni volutamente ricercate da un uomo non distratto e consapevole di saper decifrare la realtà delle cose del mondo.
Giuseppe Catone
NOTE DI LETTURA
La dolcezza del ricordo, e insieme la sua struggente ambivalenza nei rivoli della nostra esistenza, a volte assecondando l’immagine globale che componiamo per noi stessi e per gli altri, a volte svelandone con crudezza gli infingimenti. Sono le cose in sé ad avere valore o siamo noi ad attribuirlo a esse? Qual è il confine tra la verità e l’illusione? E quando l’illusione diventa autoillusione, e per ciò stesso acquista i clori della verità?
Nelle poesie che danno corpo a questo volume, Bruno segue un percorso di scandaglio interiore, alla ricerca, sembra, della verità. Non di una verità assoluta, e in quanto tale astratta, ma della verità di un’anima, la sua, che strenuamente vorrebbe capire il senso del proprio personalissimo vissuto. In un monologo a voce alta l’autore coglie con amarezza l’opposizione tra le lusinghe di un dolce e incantevole passato d’amore e le difficoltà attuali.
La persona amata è li – sue ne percepisce la presenza in ogni verso -, ma sembra lontana, quasi irraggiungibile. Le sue poche parole però hanno forza, esprimono una diversa verità. E quanto viva e vera ci appare nei brevi flashback… É il ricordo a rivitalizzare i moti stanchi dell’anima; affondano le sue radici nel vissuto ed esplodendo, poi, nella fantasticheria libera e sognante. Gli elementi della natura (il mare in primo luogo, poi il vento, il cielo, il tramonto, la notte) sono lì intorno, a intonare il primo accordo di una intima melodia, che prosegue nel silenzio del proprio io.
Le fotografie realizzate da Chiara Burzigotti si fondono letteralmente con l’atmosfera creata dal testo poetico: L’incanto, il dubbio, il rimpianto, l’attesa, l’evanescenza delle impressioni, tutto rispecchia nelle immagini e riceve da esse nuova linfa e verità-. La delicatezza dell’allusione visiva costruisce un percorso alternativo nella fruizione dell’opera, in cui logica e poesia, esplicito e implicito trovano pacificata espressione e reciproco rafforzamento.
Avrei voluto è un lavoro profondo e delicato, che vive di una sua sentita e sofferta sincerità e che parla un linguaggio che appartiene a noi tutti: quello del cuore, quello della nostra vita.
Marcia Martiradonna
POESIE
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La sento scivolare
lungo i pendii
dei pascoli infiniti del cielo
qiesta mia vita.
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Mi accorgo che è tardi.
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Non ha senso voltarsi indietro.
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Adesso
soltanto i ricordi
quelli che mordono dentro
i miei
i tuoi
dissolti nel nulla infinito.
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Mi sarei
aspettato
un gran silenzio.
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Il vento tra gli alberi
mi ha portato, invece,
tutti quei suoni
che
quando sono
lontano date
mi fanno compagnia.
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Uno strano brivido
mi pervade
ed avverto
scivolare i pensieri
nel baratro
dei ricordi.
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Questo vento
insistente,
dispettoso,
continuo,
si sente ululare
tra i rami degli alberi.
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Li scuote,
li percuote,
li piega.
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Stasera
non mi porta
le dolci parole
che sapevi dirmi
quando impazzivi
d’amore per me.
.Adesso
soltanto una nenia
lenta,
continua,
incessante.
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Ieri,
in un cielo buio,
una stellina lucente
inseguiva
un sottile spicchio di luna.
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Sai
mi sembrava
la mia anima inquieta
che ti cerca
nelle notti ardenti
di folli pensieri
quando resto
con me stesso
e
avverto il peso
di un’assurda solitudine.
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Lo sai,
che quando ti guardo
non puoi nascondi nulla,
proprio nulla:
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i tuoi pensieri,
i tuoi sopiti rancori,
la malinconia
che ti prende improvvisa.
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Allora, brillano
due occhi che non hanno perso
la bellezza dellincanto,
la limpidezza del cielo,
la trasparenza del mare,
lo splendore delle luci,
al calare della sera.
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Resti
così,
da sola con i tuoi pensieri
e, forse,
il desiderio ancora di vivere.
TORNA SU
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… le azzurre trasparenze
del mare
riportano
l’uomo distratto
alla sua antica natura.
ti assale
all’imrprovviso
il desiderio
di gustare
il senso
dell’infinito
che, spesso,
diventa
inutilmente,
inutile.
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Non dirmi
che
quando
ti lascio
seduta
in riva al mare
non senti
frammischiarsi
il rumore delle onde
alla mia voce
che
piano
piano
ti sussurra:
sei tutta
la mia
vita.
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Non sempre
l’anima nuda
si ferma
a guardare
il dolore
che ti prende.
allora
tu
chini il capo
e
piangi dentro.
Non tanto
per te,
ma per chi
ti ama
e
non può
gridarlo.
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Eppure
il tempo
non ha sbiadito
i nostri ricordi.
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Son qui
presenti
nei nostri cuori
rimasti fanciulli.
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Ancora una volta,
quando siamo soli,
riusciamo a raccontarci
tutte quelle cose
che non finiscono,
tutte quelle cose di sempre.
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É, allora,
che torna
con i suoi meravigliosi
incanti
l’età più bella.
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…adesso
che hai, forse,
compreso
cosa significa
provare
il senso del nulla
ti accorgi che
non puoi vivere solo.
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La fantastica
favola della vita
ti ridarà
nel ricordo
i suoi sorrisi,
le sue parole,
il suo amore,
quello di sempre
dell’età più bella
delle cose non vissute
ma,
sempre,
forse,
desiderate.
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Che cosa
mi resta, adesso,
se non trattenere
il ricordo
di un istante
felice
con tutte
le mie forze
e
con tutta
la mia
ostinazione
nonostante
il tempo
trascorra
soltanto…
per noi.
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