POESIE
Alba – Ti sussurrerò – Ti cercherò – Notte buia – L’animo vulnerabile – Sabbia nel cuore – Passerà – L’animo vulnerabile – Sabbia nel cuore – Passerà – Eppure – A pensar mi trovo – Dove – Natale –
Maria Bongiorno – É nata a Sambuca di Sicilia nel 1950. Gestiva un’attività commerciale ed è stata edicolante per più di venti anni.La sua vena poetica si è manifestata sin dall’adolescenza.
Le sue poesie sono velate di tristezza perchè è profonda la sua sensibilità verso i drammi della vita e le tragedie del nostro tempo.
A leggere le sue poesie, emergono dal mare della memoria, immagini e versi d’altri tempi, nomi di donne, di poetesse, che alla “poesia” hanno votato la loro stessa esistenza. Penso a Emily Dickinson e al mondo dell’Inghilterra romantica, che ha cantato. Un mondo rappresentato da tutto ciò che ella poteva scorgere dal suo piccolo mondo. In realtà poche cose, un giardino, qualche albero, un uccello, che ogni tanto veniva a beccare le briciole lasciate sul davanzale della finestra. Eppure a leggere quelle pagine immortali, quante emozioni hanno suscitano nel lettore sensibile, voci che provenivano dal silenzio e riempivano la solitudine della poetessa ed ancora immagini e volti che entravano in quella stanzetta disadorna e le tenevano compagnia nelle lunghe notti invernali.
Tra le più forti discriminazioni che la donna ancora subisce, quella che si consuma nel campo letterario è la più grave. Leggendo i componimenti di Maria Bongiorno ci viene in mente quella poesia bella e sentimentale, che esprime i sentimenti del cuore e utilizza la struggente armonia dei versi per dare ritmo e lineamenti all’Amore, quello “che tutto può e nulla chiede”. Interessante è anche la poesia “civile”, quella di una donna impegnata in politica, comunista.
POESIE
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La luna in cielo
É ormai un velo
Trasparente.
Le stelle si spengono
Ad una ad una.
Il sole diafano
S’alza lentamente.
egna intorno.
Solo il cinguettio festoso
Degli uccelli s’ode,
Che innocenti e ignari
salutano il nuovo dì
Su questa terra
Desolata e amara.
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Poggia il tuo capo
sulla mia spalla
mamma.
Con dolcezza carezzerò
i tuoi bianchi capelli,
ad una ad una
bacerò le rughe
del tuo bel viso
dilavato
Con amore
asciugherò le lacrime
che i tuoi occhi velano
e tristemente a noi
celano l’amore.
Poggia il tuo capo stanco
sulla mia spalla,
ti sussurrerò
dei lontani tempi,
del tuo essere madre
unico e sublime.
Ti parlerò dei nostri
cari estinti
che di gioia
la nostra vita
empivano.
Eliderò quel tuo velo
nebuloso
e li vedremo ancor
vicini a noi.
Ritorneremo nel nostro
mondo antico
e sfoglieremo i giorni
come bianche margherite.
Poggia il tuo capo
sulla mia spalla,
mamma
ti riporterò nel nostro
lontano eremo,
che mai offuscato fu
da nuvole foriere
nella tua algida
stagione
il raggio solare
del passato
farà rifiorire
il tuo sorriso
come le viole
ed il gelsomino
che assieme
raccoglievamo sul balcone.
Poggia il tuo capo
sulla spalla.
Mamma
lasciati cullare…
sul mio cuore…
ti sussurrerò
e non più brumosi
saranno i tuoi ricordi
é velati
a nostalgico rimpianto.
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Ti cercherò
nell’aria fredda
che mi avvolge
nel silenzio velato delle notti.
Ti cerco
nel sangue degli innocenti,
nel corpo emaciato di un bimbo negro.
Ti cerco
nello sguardo,
fallaci
degli amici.
Ti cerco
dentro
nel mio respiro.
Mi perdo
nel vortice doloroso
dei miei pensieri.
Nel tuo silenzio
mi annullo e muoio,
o mio Dio!
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Notte buia
intrisa di silenzi.
Il mio pensiero
verso di te s’invola,
aliti di dolore
fugacemente sfiorano
il mio viso
come gelide carezze
della morte.
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L’animo vulnerabile
più non domina
queste dolci emozioni,
che travagliano e trascinano
me e la mia corazza
nelle impetuose correnti
dei moti del mio animo.
E costruisco argini
mentali
per contenere la piena
dei miei pazzi pensieri.
Ma cado
in oscure sensazioni
sento emozioni
che come selvaggia
tempesta
io non so affrontare.
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Sabbia nel cuore
che dopo tanto dolore
accogli il mio triste
sentire
d sue parole, mai pensate
e dette.
Occhi ancora aperti,
stanchi ad inseguire
vane chimere,
non ho più anima
per sognare,
ora che la speranza
è cenere.
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Passerà quest’ondata d’amarezza
che preme sul mio cuore
come tombale pietra.
Si placherà questo dolore
che palpabile sento
sotto le mie tremanti dita,
questi sentimenti arcani,
che con dolcezza
l’animo tormentano,
passerà…
E sarà come salire
gradini di cristallo,
andare
verso spazi infiniti,
lungo sentieri
aridi e desolati.
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Eppure nel buio
dei giorni miei,
io percepisco aliti
di vita,
sensazioni magiche
e fuggevoli
che sussulti danno
al mio assopito cuore.
Ed è come risalire
da bui baratri
è rivedere la luce,
ma paura ho,
di quel bagliore
di quell’azzurro
acceso.
Ed il mio cuor
vorrei come ghiaccio,
su cui tutto
scivola
senza mai scalfire.
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A pensare mi trovo
sotto la sepolcrale
luce lunare,
sola, con l’ombra
mia dolente
e negli occhi
un tremulo pianto.
Intorno la notte
riempie con certe ombre
palloni vaghi,
morenti luci,
questo silenzio
che dà pace e paura,
che turba e placa.
Questa sconfinata angoscia…
che scava e rode l’anima
e ne fa un niente,
un niente opaco.
Questa terra arida
come i sogni miei,
essiccati al sole,
consacrati al nulla.
E vado così…
senza una meta
con il mio triste
pensare
e le lacrime strane.
Intorno tutto tace
nella profonda quiete
(che precede l’alba),
raggi all’orizzonte
una striscia dorata…
un lontano chiarore
giallo rosato.
È quasi giorno
lentamente i miei passi
dirigo verso un mondo
che più non mi appartiene,
gettar vorrei
la mia malinconia,
riempire il mio buio
con briciole di stelle,
perdermi in un incanto
senza fine,
ma lente sono a morire
speranze e lacrime
triste e penoso
è soffocare un sogno.
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Dov’è la mia fede?
Nell’arido cammino
l’ho lasciata,
più non credo!
Pace vorrei trovar,
pace o mio Dio!
Ma non trovo
conforto nelle pene,
pregar vorrei,
ma unte son lelabbra
e tace il cuore
mentre stanco
e mesta chino il capo,
giunte sono
le mie mani
in atto di prece.
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Magica notte di Natale,
voci pietose che lentamente
sfumano
ed io, persa nel nulla
del mio spazio
che non ha più voci
sento lentamente sprofondare il cuore
nel solito, cupo dolore.
Ma l’anima
ribelle e bambina
s’aggrappa ad illusioni
volute.
E sogna un sorriso…un pensiero…
ma non trova un orizzonte
su cui volare.
Solo il sonno raccoglie
un frammento dell’anima
e con dolce pietà
lo consola.
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