POESIE
Catrame – Schegge – Il vento – Le nostre ore – Scrivo – Un giorno ancora – Le rondini – Mani – Ricordo – Momento felice – Canto di cicale – Partendo – Il tempo – Vorrei – Incoscienza – I tuoi sogni – Questa vita – Piange il cielo – Donne – Futuro – I giorni
Giuseppina Cacioppo – Viene spontaneo chiedersi se sia ancora valida la poesia in una società come la nostra che tende sempre più a perdere il senso di se stessa e, soprattutto, la capacità di pensare e di estraniarsi.
Il presupposto della poesia è, infatti, il ripiegamento su se stessi: è nel silenzio che si raccolgono le forze dello spirito e si percepiscono le vibrazioni più sottili per tradurle nel linguaggio, lo strumento di cui l’anima si serve per svelare se stessa.
La poesia è il tentativo, da parte delle anime più sensibili, di realizzare un’esistenza alternativa attraverso un percorso che va dal basso verso l’alto. Attraverso il linguaggio con le sue pause, il suo ritmo, le sue cesure e la strutturazione del tempo, la realtà entra nella dimensione spirituale. La poesia, quindi, non potrà mai morire, perché risponde ad un’esigenza profonda: la tensione verso l’infinito
Chi scrive, tende alla comunicazione, forse più che alla comprensione e chiede che il lettore ricrei l’opera d’arte, risalga alle origini, riesca a cogliere, quella dimensione che esisteva nella mente del poeta … la fuggitiva bellezza di questa voce sottile, bisbigliante. Nel caso di Giuseppina Cacioppo il percorso avviene attraverso illuminazioni, intuizioni improvvise, “schegge” di una riflessione sul male di vivere, sospesa tra l’inquietudine del presente e la nostalgia del passato.
“Lungo il selciato della vita/ ardono fuochi/ si consuma cenere”.
“Chiamatela fardello/ questa vita/ o film dell’orrore/ Sono i giorni/ sanguinose maree/ le notti senza fine.
All’autrice che si sente “estranea al mondo/ satellite spento nel buio della vita” e nel presente, non riesce a scorgere che “cenere”, fumo di falò, un cielo che “lacrima catrame”, non resta che affidarsi alla memoria, l’unico mezzo di cui l’uomo dispone per isolare ed evocare dal passato quegli sprazzi di vissuto, dolci nella rimembranza, capaci di dare un senso all’esistenza.
“Informe il ricordo sorge dal nulla/ sembra librarsi e vuoti riempie”
“Torna odore d’infanzia con manto delle calde sere d’Estate”
“Ricordi? Cantando andavi/ sulle stradine/ ricamate a ciottoli/ lisci e bianchi/ sotto il sole.”
“Vorrei vederti tornare/ fanciullezza/ col brillare di stagnola colorata/ … coi sassolini levigati.
È un andare a ritroso nel tempo per recuperare il passato e attingervi la forza per impegnarsi nel presente.
Da qui la riflessione dolente sul fluire inesorabile del tempo “Scorre il tempo con la sabbia nella clessidra” ” Cosa farai/ uomo/ quando le mani tremeranno/ e la baldanza giovane/ fuggirà e polvere stringerai?” “Le voci del mondo/ fioche e ovattate: sfumano e di poi/ tutto è concluso”; “Donne spossate e contorte/ tremule e vizze/ dal tempo/ inesorabile esattore imbiancato”.
Alla consapevolezza della difficoltà di vivere il presente e della caducità della vita, si oppongono l’anelito verso il trascendente, la fede nell’amore “eterno miracolo… che il fuoco ravviva” e il ricorso al sogno, intessuto della stessa trama del ricordo e con il sogno il simbolo/ immancabile ritornello/ Luce forza lotta dell’io/ che vince la notte/ …Sempre tornerà/ mimetizzano/ attorcigliato/ profumato/ come fiore di serra/ il sogno”.
Un’atmosfera rarefatta, sospesa tra realtà e sogno, rimpianto e speranza, si muove la poesia intimistica di Giuseppina Cacioppo che, con squisita sensibilità Sto arrivando! tradurre sentimenti, stai d’animo, emozioni.
Licia Cardillo
“È nei ricordi che ritroviamo noi stessi
e quelle parti di noi
che ci hanno fatto diventare quel che siamo.
Ed è nell’amore per il passato
che troviamo l’impegno per il presente
e la speranza per il futuro”.
Merle Shain
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Apre il cielo fauci d’argento
e lacrima catrame
Gli spettri tacciono
arsi
Lacrima il mondo catrame
Abbiamo avuto
dato
perduto
in compagnia
soli
lontani
deboli o forti
Lacrima ancora il cielo
catrame.
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Farfalle
sullo specchio stagnante
della vita
Informe il ricordo
sorge dal nulla
sembra librarsi e vuoti
riempie
per poi ricadere
frantumando schegge
e perdersi
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Soffia il vento
dietro le serrate imposte
della mia isola
Selvaggio percuote case
e campi
Strana natura
Imprevedibile donna.
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Come le foglie
ingiallirono le nostre ore
Avrebbe ripreso forma
l’albero
in primavera
e parlano di noi
Ma le foglie stanche
delle nostre ore
si perdono
cadendo
nel cratere del niente.
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Scrivo per ritrovarmi
in qualcosa d’altro
che non sia il niente
per capire il mio volere
perseguirlo
riconoscerlo
aiutarlo a crescere.
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Scrivo per chi leggerà
per chi ama la dolcezza
per chi coglie la bellezza
dei fiori spinosi
per chi regala l’anima
e la riceve in pezzi.
per chi la ruba e non sa.
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Scrivo per chi ride
con il cuore a brandelli
scrivo per chi resta
e per chi va lontano
per voi che leggerete
per tutti voi che amate.
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Scrivo per un uomo stanco
per gli amici buoni
e per quelli
che pensano di esserlo stati.
Scrivo per un bambino
nato da un nome
per Cristo morto in croce
e per tutti i cristi
che popolano la terra.
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Scrivo per coloro
che cercano la bellezza
e non sanno
che quella vera
risiede nell’anima.
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L’acqua scorre
Purifica i cuori di chi
oscenità
ovunque vede
Alzando gli occhi al cielo
si colma il cuore
di ferrea forza
di luce
dolcezza
per vivere
un giorno ancora.
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Rapide sfumature
Leggiadri corpi
sfrecciano
Fantastiche visioni
creano
Si fermano
garriscono
si rincorrono
in cerchi magici
formando ghirigori
e si allontanano
scomparendo allo sguardo
le rondini.
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Le mani
scattanti fulmini
le sento
vaganti
solitarie
stanche
a volte tremanti
quando muta
ascolto
il cuore che stride
al passato dei giorni
e della vita.
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Scaturisce musica
dalle crepe del cielo
folgori e tuoni
e ti ho vissuto
attimo
Pensiero dolce
Bene lontano
stendo le mani
a sfiorarne il ricordo.
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Chiudere gli occhi
rivivendo
un momento felice
che celermente
sfugge al pensiero.
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L’estate limpida
e vera sbiadisce
lasciandomi incredula
i fiori chinano il capo
le cicale non cantano più
siamo in preda ai venti.
Ora
sulla riva del mare grigio
cerchiamo conchiglie.
Tremano le mani
portandole all’orecchio
per sentirne la risacca
e l’eco
di un canto lontano.
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Partendo
lasci ricordi macchiati
d’amore.
Discorsi mai conclusi
ore da colmare
in solitudine.
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Racchiudere pensieri
in bozzoli di ferro
non lasciare libero il dolore.
Depennare i ricordi.
rendere più dolce la speranza.
Aspettare.
Prendere tempo.
Ma il tempo vola
come un sogno
splendido
Ma fugace.
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Cicaleccia la gente
Vorrei sussurrasse
per non turbare
Discorsi mai conclusi
il declino soave
del sole.
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Si arrende il corpo
e vola
l’anima soloitaria
mascherata dal gelo.
Non gioia
nell’insieme omogeneo.
Le voci del m ondo
fioche e ovattate
sfumano
e di poi
tutto è concluso.
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Nuvole passeggere
al rito della vita
inerti
fasulli balocchi
scherzi proibiti
aneliti strani
lievi fremiti
Rincorrete
le speranze ormai dissolte
Ritrovatemi
verdeggianti distese
tra il fumo
che tutto ricopre.
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Chiamatela fardello
questa vita
o film dell’orrore
sanguinose maree
le notti
tunnel senza fine
Chiamatela folgore
questa vita
tana di volpi e prede
Dolce e triste
acquazzone di primavera.
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Piange il cielo
Grosse lacrime
martellano l’asfalto
monotono ritmare
Rintocca lontano
il segnatempo
Si affretta un passante
Sotto l’ombrello
ripara
capo e speranze
Grosse lacrime
piange
il cielo.
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Cercano sguardi le donne
a mitigare paure
e pesanti fardelli
su ali di farfalla
Leggiadre
Donne spossate e contorte
tremule e vizze
dal tempo
inesorabile esattore
imbiancate.
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Su acerbe speranze
cammini
su fiumi di parole
navighi
e sguardi deliranti
rincorri
il passo affretti
affanno e incertezza
non senti
non suoni o richiami
Ha senso unico
la strada
del futuro.
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I giorni che passano
galleggiano
sul mare della vita
Come vascelli fantasma
trascinano
ore di gioventù
e si perdono
all’orizzonte.
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