Venezia Prof.ssa Margherita

Intervista eseguita da Margherita Venezia – “Non ti farò alcuna domanda, semplicemente ascolterò ciò che vorrai raccontarmi su di te e la tua passione per la fotografia.” Queste le mie uniche parole in una non-intervista a Franco Alloro, un uomo che ama la luce.

Non è ciò che lui ha detto di sé, ma ciò che dalle tante parole raccontate è il ritratto che sento di poter fare di lui. In realtà alle mie poche parole è subito seguito un istante di silenzio e poi l’emergere dei ricordi di un’infanzia segnata dalla polvere della cava, dal calore dell’estate e dalla brillantezza dell’acqua, ma anche e soprattutto vissuta all’insegna di rapporti personali forti, familiari e amichevoli e dall’importanza di dare a ciascuno il suo posto, con ordine, altro elemento per lui importante nella vita. Rapporti che pur scorrendo e modificandosi lui ha fissato nei suoi ricordi come può fissarsi un istante nell’arte fotografica che da sempre Franco Alloro ha amato più di quella dinamica della video produzione.

La vita per lui è una successione di eventi che fissi nel cuore e mantieni, con la certezza dell’immodificabilità degli eventi vissuti, delle emozioni provate, ma a volte anche con l’inevitabile paura di aver commesso qualche errore. Ma quale uomo non ha commesso errori? Errori: niente di più umano. Forse Franco Alloro i primi errori li avrà commessi da bambino, quando tentava e ritentava di comprendere i meccanismi delle macchinette-giocattolo che riceveva in dono per le feste, macchinette che non duravano “più di due giorni”. Eppure da quei giorni d’infanzia ne son passati tanti prima di giungere a fare di quella curiosità una vera passione e tra quei giorni e gli altri… tanti eventi, luoghi, persone incontrate con cui ha condiviso momenti più e meno belli, come chiunque altro nella vita.

I luoghi: altro elemento importante per ciascun uomo e dal racconto di Franco ne sono emersi alcuni ben individuabili geograficamente ed emozionalmente: la cava di Misilbesi ha segnato al sua infanzia, la Germania la sua adolescenza, la Sambuca-Palermo l’inizio di un percorso apparentemente al buio, un buio che però è solo apparente ma dal quale è necessario passare quando si segue il cuore e non la ragione, un buio che perseguita di più proprio chi più ama la luce. La prima luce di cui Franco mi ha raccontato, prima ancora di quella che fissa nelle sue foto, è stata quella che ha visto negli occhi delle sue figlie, il dono più bello da cui l’inizio di un altro modo di fare fotografia.

I primi scatti con l’attenzione di chi vuol fissare il bello, la gioia, la vita, sono stati proprio per loro; a differenza degli altri genitori però Franco, che aveva già nel cuore di bambino grande curiosità per l’arte fotografica, non si è più fermato nel cercare di fissare le immagini che parlino in silenzio e raccontino ciò che si cela dietro ai colori, alle forme, ciò che va oltre il visibile: le emozioni che scaturiscono guardando qualcosa di visibile, l’amore che nasce guardando un bambino che ci chiede semplicemente amore.

É come voler fermare il tempo, trattenendo il meglio della vita, per esaminarlo, comprenderlo e giungere ad amarlo, senza avere più quella paura che inevitabilmente sente ogni uomo dinanzi allo scorrere del tempo. Ancora però da allora altri anni, esperienze lavorative, incontri più o meno casuali, fino al giorno in cui, attratto da una luce proveniente da un’aula ecco riemerge quell’amore che era rimasto celato come da una nebbia e che aveva bisogno di essere ri-scoperto: l’amore per la fotografia, una fotografia stavolta non per sé ma da condividere con gli altri, siano essi altri amatori dell’arte fotografica come gli amici della UIF, siano semplici fruitori dei suoi scatti.

La sua è una fotografia che traendo forza dalla luce implicita delle cose, riesce a far emergere ciò che le cose materiali celano. Una materia più delle altre ha attratto Franco: il vetro, che meglio di ogni altra lascia trasparire colori, forme, emozioni. E che siano i vetri artistici di Maria Fratusco, quei pezzetti che lui sceglie e pre-imposta poco importa perché la materia è solo il mezzo per cogliere l’invisibile immateriale.

Luce e trasparenza si uniscono in un tutt’uno nei suoi scatti, facendo da sfondo ai colori e creando e ricreando emozioni sempre diverse in funzione del tempo e della persona che li sta vedendo. Si, vedere è forse il verbo per le immagini scattate da Franco, che non richiedono lo sforzo del guardare, poiché parlano da sé, lasciando trasparire e riemergere paesaggi dell’anima, come l’Africa di una foto che nulla avrebbe d’Africa se non per averla vista riflessa nell’anima di chi per la prima volta l’ha guardata. Spazio, tempo e una natura che sorprende, con l’armonia di un fiore, uno tra i tanti che crescono nel bosco, ma solo quello che più di ogni altro ha saputo trasmettere di recente l’emozione di una continuità tra il visibile e l’invisibile, tra la natura e il Creatore. Perché proprio quel fiore?… si è chiesto e mi ha chiesto Franco Alloro. Forse semplicemente per lo stesso motivo per cui lui sai cogliere nei suoi scatti l’invisibile meglio di una altra persona, perché a lui e non ad altri è stato elargito questo dono, a ciascuno il suo, così ogni fiore forse ha il suo compito da svolgere nella sua breve vita, come ogni uomo la sua missione.

Solo un animo semplice può riuscire a cogliere il legame profondo ed indissolubile tra il visibile e l’invisibile e solo affidandosi ad esso che si può proseguire nella via della luce. E ancora di recente un’altra luce, invisibile agli occhi, ha segnato il cuore di Franco Alloro: la luce che ha visto negli animi in fraternità di qui tanti uomini-fratelli che hanno lavorato per ridare le luci alla festa dedicata a Maria Santissima dell’Udienza, che per lui è semplicemente Maria Santissima, com’è giusto che sia, abbattendo le barriere, i limiti per scorgere l’invisibile unione fraterna fra tutti, ma proprio tutti i fedeli di Maria, ma soprattutto per riuscendo a scorgere quella vera luce che unisce e non divide, che supera i limiti di spazio e tempo, che libera l’anima da ogni forma di pregiudizio politico, sociale, per illuminare spazio e tempo nella vita di ogni uomo.

Venezia Prof.ssa Margherita


FOTO, E NON SOLO

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